La tecnica dell’intarsio ha origini antichissime. In Egitto, intarsi in avorio e legno appaiono fin dal tempo della prima dinastia in cofanetti decorati con motivi geometrici rinvenuti da molte tombe. Già nella quarta dinastia, l’intarsio appare usato per i mobili.
L’intarsio appare intorno al terzo secolo avanti Cristo nelle zone dell’Asia Minore e col passare del tempo si diffonde in Europa ed in particolare in Italia, dove compare con il nome di “tarsia” al tempo dell’Impero romano. Scatole, cofanetti, oggetti di legno erano generalmente coperti di stucco e di pittura. L’impiego del legno al naturale era cosa nuova che esigeva l’opera di intarsiatori abili nel ritagliare sottili lamine e nel variare i colori per mezzo dei legni diversi che si potevano rinvenire in Italia come l’ebano, il cipresso, il bosso ed il noce. Alla fine del XV secolo si ricorse alla tintura. Inizialmente si sfruttò soprattutto il contrasto dei toni chiari, dati dalla fusaggine e dal bosso, e di quelli scuri per i quali si usavano l’ebano ed il noce.